giovedì 2 novembre 2017

L'ULTIMA PARTITA



Continuava a guardare il fumo della sua sigaretta che saliva verso il soffitto in una spirale grigia, sembrava un fantasma che volteggiava nell’aria. Come se in quel gioco di forme ci fossero le risposte a tutte le domande che voleva porre. 

Restava lì, con lo sguardo fisso e un’espressione da ebete dipinta sul volto, come ipnotizzato, come addormentato, come stordito da quello che gli aveva rivelato il suo ospite sconosciuto.

L’altro stava di fronte a lui, nella poltrona che in genere era riservata a chi lo andava a trovare, a chi chiedeva permesso prima di entrare, ma questa volta non era andata affatto così. Edy si sentiva lui l’intruso in quel momento nonostante fosse il padrone di casa.

"Edoardo?.. " la voce lo riportò sulla terra, alla realtà che lui aveva abbandonato.

"Sì, ci sono… " rispose mentre riportava gli occhi su chi gli sedeva di fronte. Incrociò il suo sguardo e in quel momento Edy, preferiva farsi chiamare così, ma al suo ospite permetteva di chiamarlo col suo nome di battesimo per intero, non riuscì a capire di che colore fossero i suoi occhi, gli sembravano dello stesso colore del fumo che fino ad un istante prima stava fissando con tanta avidità, come per poter scomparire assieme a quella foschia balorda.

Fece un tiro di sigaretta e aspirò profondamente, per darsi coraggio a quello che stava per dire.


"Prima di andare ho delle domande da farti. " quando parlò la voce gli sembrò impastata, aveva quasi fatto fatica a tirare fuori quelle semplici parole.

"Puoi chiedermi quello che vuoi," rispose la sagoma che gli si parava davanti “ma sappi che non ho le risposte a tutto." mentre lo diceva un sorriso gli illuminò il viso, come per chiedere scusa in anticipo di quello che non sarebbe riuscito a spiegargli, ma ad Edy sembrò uno sforzo sadico, come se lo stesse prendendo in giro.

"Che cos’è che vorresti sapere? " l’espressione ritornò seria forse intuendo il fraintendimento negli occhi di Edy. Sicuramente non voleva turbarlo più di quanto non avesse già fatto presentandosi.

Edy girò lo sguardo alla stanza, era sempre stata lì, da quando era andato ad abitare in quel posto era stata attorno a lui ogni qualvolta si era seduto in quella poltrona, ma ora gli appariva diversa. Vedeva tutti i particolari che prima gli sfuggivano. Una macchia di umidità sul soffitto aveva attirato la sua attenzione, l’ospite temette che fosse tornato in quella specie di catalessi in cui era caduto prima guardando la sua sigaretta. Aprì la bocca per richiamarlo, voleva dirgli che quel suo atteggiamento gli avrebbe fatto solo guadagnare secondi inutili, ma prima di poter pronunciare di nuovo quell’”Edoardo?” Edy parlò, continuando a guardare la macchia, la sua nuova scoperta.

"Cosa succederà dopo? " mentre formulava la domanda riportò lo sguardo sul suo interlocutore, per scoprire nei sui occhi se avesse risposto con sincerità, ma sapeva benissimo che lui l’avrebbe fatto.

"Lo scoprirai, " rispose serenamente l’altro "e non ti sembrerà poi così brutto. "

" Ma perché? " Edy stava scuotendo il capo "non capisco perché. " la voce gli tremò leggermente.

"Perché ad ogni azione corrisponde una reazione e quando compiamo un gesto dobbiamo essere consapevoli di dove ci porterà, ed io sono sicuro che tu lo eri in quei momenti. " sul volto dell’uomo dai capelli lunghi non si leggeva più nessuna traccia di sorriso o d’ilarità, ora era serio come non lo sarebbe mai stato. 

Edy rimase a guardarsi la punta delle scarpe riflettendo sull’ultima dichiarazione che aveva sentito. A un certo punto cominciò ad annuire.

"E’ vero! Lo sapevo che mi avrebbe portato a questo ma non immaginavo così presto ed ora che sei qui mi sembra tutto così assurdo. " spense la sigaretta nel posacenere che c’era sul tavolino accanto alla scacchiera.

"Quando guardiamo dietro di noi le nostre azioni prendono sempre una forma diversa: un eroe che salva una donna quando ripensa a quello che ha rischiato, si chiede se tornando indietro avesse rifatto lo stesso, non conta una prossima volta, lui pensa a quella precedente e te l’ho detto, nessuno rivivrebbe la sua vita proprio come lo ha già fatto."

Edy pensò a quel concetto e si ritrovò pienamente d’accordo. 

Guardava i capelli dell’individuo che gli ricordavano qualcosa, anzi qualcuno. Iniziò a scrutare un po’ meglio il suo ospite e si rese conto solo in quel momento che portava un orecchino a cerchio al lobo sinistro, anche quel particolare gli risultò familiare.

"Ti va una birra? " gli chiese poggiandosi allo schienale.

"Volentieri! " rispose l’altro imitando il gesto, rilassandosi di conseguenza.

Edy attraversò la stanza con passo silenzioso e raggiunse la cucina, l’altro rimase lì sapendo che non sarebbe scappato da nessuna parte.

Quando tornò nel soggiorno vide l’uomo affacciato alla finestra e rimase a guardarlo di spalle. Gli ispirava sicurezza quell’individuo che ora non lo guardava, quasi fosse…

No!…non può essere lui!

"Non sono lui!" la voce lo sorprese, gli aveva letto nella mente " ho solo preso le sue sembianze da giovane, così come quando tu eri piccolo e ti affidavi alle sue braccia. Ho pensato ti sentissi più al sicuro se a prenderti fosse venuto tuo padre, il padre che ti proteggeva da bambino. " Una lacrima rigò il viso di Edy che continuava a rimanere alzato sulla soglia della porta con in mano le due birre aperte.

"Come sta? " chiese sforzandosi di non singhiozzare come un bimbo, lo stesso bimbo che si nascondeva quando giocava con lui.

"Sta bene! " rispose e si girò. Il suo viso era cambiato e anche la voce, era diventato una donna. "Da quando sei andato via di casa ha sofferto un po’ ma poi… " il nuovo volto di donna si strinse nelle spalle "la vita continua no? "

Edy annuì e si asciugò la lacrima con la manica della mano libera. Sospirò ripensando a quello che aveva da piccolo e che ora aveva perso inesorabilmente.

"Non è tutta colpa tua…" la voce di donna che aveva assunto ora la sconosciuta era armoniosa e rassicurante "sono bivi che uno sbaglia a prendere, invece di sinistra hai scelto destra e sei arrivato qui. "

Le porse la sua birra e fece un lungo sorso mentre tornava a sedersi.

Recuperò il pacchetto di sigarette dal tavolo e se ne accese una, poi la offrì a lei mentre riprendeva posto di fronte, gliela accese e lanciò il pacchetto che atterrò su un cuscino d’aria e scivolò sul tavolino. Edy guardò la scacchiera, preparata per una partita, gli scacchi tutti allineati come pronti ad un’imminente guerra.

"Ti va di giocarcela? "disse soffiando via il fumo dalle narici.

Lei scosse la testa e Edy si rese conto che diventava più bella ogni secondo che passava, come se si addolcisse quello che stava arrivando. 

"Tu leggi troppo Edoardo!" 

Lui sorrise e girò lo sguardo verso la finestra. Il buio era profondo, un nero così nero Edy non l’aveva mai visto. La stanza sembrava sospesa nel tempo, attorno a quelle quattro mura non esisteva più nulla, il centro dell’universo, di un universo che non c’era più. Mentre pensava a quella scena sentì il suono delle campane arrivare da lontano e gli sembrò impossibile, da quando abitava lì non le aveva mai sentite, ma subito dopo si rese conto che “lì” era un concetto relativo in quel momento.

Lei lo guardò intensamente negli occhi e lui si sentì invadere di tristezza e allo stesso tempo di gioia, come quella sensazione che si prova quando qualcuno ti fa ridere mentre piangi.

"E’ ora…dobbiamo andare! "

Edy annuì, fece l’ultimo sorso di birra e tirò dalla sigaretta prima di spegnerla nel posacenere. Lo sguardo ricadde sul quadrato della scacchiera e prima di alzarsi fece cadere il re che stava dalla sua parte, come si fa quando si subisce uno scacco.

Lei gli porse la mano e il contatto con quella creatura fu l’esperienza più commovente e liberatoria che avesse mai provato, come se avesse raggiunto un orgasmo ma migliaia di volte più intenso. 

Quando si alzò dalla sua poltrona lei rimase a guardare il punto dove era seduto prima lui con una tristezza negli occhi che avrebbe impietosito chiunque. Lui seguì lo sguardo e si vide lì, su quella poltrona con la testa di lato e la siringa ancora nel braccio. 

Edy non ebbe la reazione che si aspettava, il suo corpo su quella poltrona esanime non gli trasmetteva nessuna emozione.

Guardò la sua ospite e le chiese

"Mancherò a qualcuno? "

Lei sorrise e fu un sorriso doloroso, la cosa che gli aveva fatto più male fino ad allora "E’ meglio non saperle certe cose, in entrambi i casi soffriresti. Cerca di non pensarci."

Allora Edy rimase un attimo a riflettere su quello e poi capì. Tirò su col naso e disse 

"Sono pronto! "

Lei disse 

"Bene!...non c’è niente di più maturo che essere pronti alla morte."

FINE

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